Le origini della Mascherata di S.Annapelago risalgono agli anni trenta.
Gli anziani del paese raccontano che inizialmente vi erano quattro gruppi che portavano avanti questa manifestazione che nei suoi primi anni portava con sé un sentimento quasi di rivalità e presa in giro tra le varie borgate.
I gruppi storici partendo dalle varie borgate della “Sega”, del “Ponte”, della “Torre” e di “Casa Andrea” facevano tappa ai vari casolari dislocati lungo il percorso e si dirigevano verso il centro del paese dove si riunivano per sfilare insieme per poi concludere i festeggiamenti in musica e allegria presso una pensione/albergo.
Il gruppo della “Sega”, essendo della zona di S.Anna alta, era solito preparare maschere dallo stile contadino e/o boscaiolo per rappresentare la tradizione in modo ironico e prendere in giro i “piazzarotti” che volevano apparire come gente più alto locata.
I gruppi del “Ponte” e della “Torre” erano caratterizzati nella preparazione di maschere scherzose e carnevalesche.
Il gruppo di “Casa Andea” invece era noto per arrivare con le maschere e personaggi di animali della tradizione cristiana e folcloristica.
Apriva la sfilata un uomo in uniforme militare per garantire l’ordinato svolgimento della manifestazione aiutato in questo compito dal cavallino matto;
seguiva l’orchestrina che precedeva la Befana ed il Vecchione trasportati da un carretto trainato da un asino.
La Befana con l’asinello, proveniente dall’Alpe, è legata indubbiamente ai tradizionali contatti del paese con la vicina Toscana per esigenze di lavoro (emigrazione stagionali) e commercio.
Accanto alla figura tradizionale della Befana e del Barbavecchione, si aggiunsero i grandi e paurosi animali incatenati: l’orso, il coccodrillo e il gorilla mentre il cavallino matto apriva la sfilata.
Per quanto riguarda la presenza degli animali sembra che l’orso appartenesse alla Mascherata della Sega, il coccodrillo a quella di Casa Andrea, mentre il gorilla è stato introdotto successivamente.
Queste figure apparentemente semplici hanno in realtà un profondo ed antichissimo significato: nelle valli alpine, la figura dell’orso mascherato ed incatenato che sfila per le strade del paese, fatto oggetto di scherno dalla folla, è un esempio tipico di tale tradizione folcloristica conformatasi intorno ai riti della candelora.
Sono stati individuati legami anche con gli antichi cerimoniali romani in onore del Dio Saturno che si celebravano a dicembre a chiusura dell’anno vecchio e inizio del nuovo e inoltre con quelli legati alla divinità celtica Brigit.
In altri luoghi l’orso della candelora è invece il segno del risveglio dal letargo, quindi della ritualità di febbraio; il ritorno alla luce e della bella stagione coincide con la sconfitta (incatenamento) delle forze del buio e del freddo. La potenza dell’animale significa la forza primitiva della natura ed anche il su mistero (l’andare in letargo) visto come morire e rinascere.
Ecco dunque nella sfilata tutto il ciclo invernale-primaverile: compendio delle tradizioni cristiana, agricola ed elementi pagani.
Il presepe ed i re magi con i cammelli (periodo natalizio) – la Befana con l’asinello (l’Epifania) – gli animali (preludio del Carnevale e della Candelora – approssimarsi della primavera)
Nel corso degli anni, la sfilata è stata integrata con personaggi delle favole classiche e con carri allegorici della tradizione popolare raffiguranti antichi mestieri e consuetudini (carbonai, taglialegna, norcini, osterie, ecc…).
Recentemente sono stati rappresentati temi di attualità o eventi verificatisi in tutto il mondo trattati in chiave ironica.
Attualmente la mascherata parte dal piazzale della seggiovia e transita perle strade e piazzette del paese, mentre gli animali incatenati fingono di sfuggire ai domatori per ingaggiare furibonde lotte tra di loro o rincorrere tra la folla i più paurosi, mentre la Befana addolcisce grandi e piccini con il lancio di caramelle.
Solitamente chiude il corteo la Befana che dalla scopa è passata via via a più moderni mezzi di trasporto: calesse, automobile e nel 2000 addirittura lo shuttle.
E sempre presente un gradito punto di ristoro per riscaldare la fredda notte invernale.
L’importanza di questa manifestazione è notevole perché essa rispecchia le tradizioni e la storia della nostra gente. Dall’analisi dei personaggi traspare il mondo rurale di un tempo, permeato di religiosità a volte ingenuamente frammista ad allegorie pagane, ma soprattutto traspare inequivocabilmente il grande problema di un’antica emigrazione, della miseria che spinse tanti a cercare il pane altrove. Pastori nelle maremme, taglialegna in Corsica, minatori in Belgio o ancora verso le pianure del Po’ e più di recente all’estero.
Da quei luoghi sono giunte consuetudini che miscelate con quelle locali hanno dato vita ad una manifestazione ricca di simbologia che sopravvive al tempo e conserva anche il ricordo di popoli lontanissimi quali i Romani e i Celti.